Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale IGP

Consorzio di tutela o comitato promotore
Consorzio di Tutela del "Vitellone bianco dell'Appennino centrale IGP"
Via Bruno Simonucci, 3
06135 - Comune: n.d. (291)
Tel: +390756079257; Fax: +39075398511
e-mail: info@vitellonebianco.it
web: www.vitellonebianco.it

Organismo di controllo
3A-PTA Parco Tecnologico Agroalimentare dell'Umbria Soc. Cons. a
Frazione Pantalla
06050 - Tavarnelle Val di Pesa (FI)
Tel: +3907589571; Fax: +390758957257
e-mail: segreteria.generale@parco3a.org
web: www.parco3a.org

Descrizione del prodotto e cenni storici

La terminologia "toro bianco dell'Italia centrale" compare per la prima volta in Giunio Moderato Columella nell'opera De re rustica del I secolo d.C., con sicuro riferimento ai maestosi candidi esemplari dell'etrusca Chianina. Questo nome può essere considerato la prima traccia, da cui si è originata nei secoli la terminologia attuale, estesa a comprendere anche altre due razze bovine autoctone: la Marchigiana e la Romagnola. E' infatti ampiamente riscontrabile in bibliografia l'uso del termine "Razze Bianche dell'Italia Centrale" o "dell'Appennino" con riferimento a soggetti di razza Chianina, Marchigiana e Romagnola.
L'affermarsi di una terminologia comune è giustificata dalle profonde affinità e similitudini di queste razze, dipendenti dall'origine filogenetica comune e dalla sostanziale omogeneità dell'areale tipico di allevamento. Le tre razze presentano significative caratteristiche morfologiche comuni come la pigmentazione apicale nera ed il mantello bianco che si presenta fromentino alla nascita e nei primi tre mesi di vita e si assomigliano anche nelle prestazioni produttive, in particolare nella precocità, nelle caratteristiche di accrescimento, nella resa al macello e nella eccellente qualità delle carni (magre, sapide e a basso contenuto di colesterolo).
Chianina, Marchigiana e Romagnola hanno inoltre una storia "agricola" comune avendo conosciuto l'apice del loro sviluppo durante l'epoca della mezzadria; si sono quindi formate nella tipica azienda mezzadrile collinare dell'Italia centrale, dove sono state prima utilizzate per il lavoro dei campi e poi, a partire dalla metà del 1800, avviate alla selezione come razze specializzate da carne.
Con fondate ragioni quindi, si è giunti nei secoli a considerare queste tre razze quasi come un unico "tipo" animale, fino a coniare col termine di Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale un nome collettivo entrato nella tradizione e nell'uso comune.
Il pregio e la tipicità della carne di Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale è dovuto alla combinazione tra il patrimonio genetico delle razze ed il sistema di allevamento e di alimentazione utilizzato. I sistemi di allevamento sono preminentemente riconducibili a quelli tradizionali della posta fissa o semilibera dei soggetti all'ingrasso e gli alimenti utilizzati nella fase di accrescimento e di ingrasso sono prevalentemente di produzione aziendale.
Le piccolissime dimensioni aziendali non hanno recepito le recenti tecnologie di alimentazione né nuovi tipi di foraggi utilizzati al solo scopo di abbassare i costi ed il bovino ha conservato il ruolo di utilizzatore e trasformatore delle risorse aziendali. La carne del Vitellone dell'Appennino centrale è ottima alla griglia, con l'aggiunta di un filo d'olio extravergine d'oliva a cottura ultimata.


 

Area di produzione
 

Area di produzione

L'area geografica di produzione della carne di Vitellone bianco dell'Appennino Centrale è rappresentata dal territorio delle province collocate lungo la dorsale appenninica del Centro Italia. Più precisamente la zona di produzione è rappresentata dai territori delle attuali seguenti province: Bologna, Ravenna, Forlì, Rimini, Pesaro, Ancona, Macerata, Ascoli Piceno, Teramo, Pescara, Chieti, L'Aquila, Campobasso, Isernia, Benevento, Avellino, Frosinone, Rieti, Viterbo, Terni, Perugia, Grosseto, Siena, Arezzo, Firenze, Prato, Livorno, Pisa, Pistoia, Roma, Latina e Caserta per alcuni comuni.
 
Regolamento di approvazione
Reg. CE n. 134/98 (GUCE L.15/98 del 21 giugno 1998).
 
Dati economici
Nel 2006 sono stati prodotti 12.737 quintali di carne certificata (dati riportati dalla ricerca "Stima del valore delle produzioni agroalimentari di qualità in Toscana", ARSIA-DEART 2007).
 
Disciplinare di produzione
4_303.pdf (118564)