Categoria:
Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati;
1. Denominazione del Prodotto:
Carciofo del litorale livornese
2. Sinonimi:
3. Descrizione sintetica del prodotto:
La forma della parte edibile è ovoidale. Le brattee esterne del capolino sono di colore viola chiaro nelle prime fasi della maturazione e via via diventano di un viola più scuro; le brattee più interne sono di colore giallo chiaro, quasi bianco. Il capolino ha una consistenza coriacea, infatti le brattee esterne, se mangiate crude, sono leggermente amarognole e fortemente astringenti, quelle più interne hanno un sapore più dolciastro. Il peso del capolino oscilla fra 120 e 200 g.
4. Territorio interessato alla produzione:
Provincia di Livorno.
5. Produzione in atto:
r scomparso r a rischio r attivo
6. Descrizione dei processi di lavorazione:
s Concimazione di fondo, prima dell’impianto della carciofaia, con letame in dose di 800 q/ha. s Aratura, per interrare la sostanza organica. s Impianto della carciofaia con materiale di propagazione di origine locale: in ottobre, utilizzando i carducci ottenuti dal diradamento degli impianti in produzione; in agosto, utilizzando i ciocchetti delle carciofaie che hanno raggiunto la fine del ciclo produttivo. I sesti di impianto sono di 1.4 m x 1 m.Operazioni colturali di una carciofaia in produzione: s Fresatura e concimazione autunnali s Scardinatura o scarducciatura (ottobre) s Diserbo s Scarducciatura a fine inverno: i carducci sono usati per un nuovo impianto oppure vengono lasciati nel terreno e poi interrati s Raccolta manuale con canestri in vimini (da metà febbraio) s Trasporto in azienda s Cernita: esame visivo per scartare i carciofi non idonei alla commercializzazione s Collocazione dei carciofi, su due strati sovrapposti, in cassette di legno monouso s Lavaggio effettuato nelle cassette di legno, con acqua potabile s Stoccaggio, per 2 giorni, in cella frigorifera dotata di termometro per il controllo della temperatura s Trasporto ai mercati generali o alle catene di grande distribuzione, con furgoni dell’azienda dotati di cella frigorifera e cassone coibentato, idoneo per gli alimenti s Vendita
7. Materiali, attrezzature e locali utilizzati per la produzione:
s Carducci o ciocchetti: materiale di propagazione di origine locale s Letame della zona s Diserbanti (Oxyfluoren) s Canestri di vimini per la raccolta s Cassette di legno per lo stoccaggio s Acqua potabile per il lavaggio s Cella frigorifera s Mezzo di trasporto dotato di cella frigorifera e di cassone coibentato per alimenti
8. Osservazioni sulla tradizionalità, la omogeneità della diffusione e la protrazione nel tempo delle regole produttive:
Il prodotto deve la sua tradizionalità e qualità sia alla particolarità della cultivar, il carciofo violetto di Toscana, sia alla tecnica di produzione rimasta invariata nel tempo. Il ciclo di coltura si svolge in autunno-inverno, periodo in cui non è necessario intervenire con irrigazioni se non ad inizio primavera o a fine estate, per favorire il ricaccio e anticipare la produzione. Le caratteristiche botaniche e la particolare resistenza alla salinità di questa varietà le permettono di adattarsi bene nelle zone della Val di Cornia. Le particolari condizioni microclimatiche del luogo conferiscono al prodotto una qualità organolettica superiore a quella di altri carciofi prodotti in altre zone del litorale tirrenico. L’approvvigionamento del materiale di propagazione avviene in azienda, grazie all’utilizzo di carducci o ciocchetti, mantenendo così il patrimonio genetico autoctono della specie. Il prodotto è tipico della zona da oltre 40 anni.
9. Produzione:
La superficie coltivata a carciofo violetto sta gradualmente diminuendo: si stima che annualmente siano disponibili circa 4000 piante. Il prodotto viene commercializzato anche in altre regioni italiane; i clienti sono principalmente i negozi locali e i grossisti che si occupano della distribuzione fuori zona. A fine marzo-inizio aprile, in località Riotorto, si svolge la Sagra del carciofo.
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